Storia dell'Oboe e caratteristiche tecnicheLo strumentoStoria delloboeLe prime testimonianze sullutilizzo di strumenti a fiato che, per certi aspetti, possiamo considerare come i lontani progenitori delloboe le ritroviamo nelle raffigurazioni pittoriche, nei reperti archeologici e nelle fonti letterarie di tutte le antiche civiltà. Questi strumenti erano costituiti normalmente da una doppia canna, con fori su entrambe le canne, e possedevano unimboccatura con ancia incapsulata (che non permetteva, cioè, il contatto diretto delle labbra dellesecutore sullancia). Pur presentando evidenti similitudini nella struttura costruttiva, questo tipo di strumenti assumeva nelle varie culture denominazioni diverse: nella Grecia antica prendeva il nome di aulòs, mentre nella cultura etrusca era chiamato subulo e nellantica Roma assunse il nome di tibia. Nello sviluppo successivo delloboe una parte fondamentale giocò, molti secoli dopo, lo zamr (o zurna) arabo, che con lespansione dellIslam fu introdotto in Europa, dove assunse le più diverse denominazioni: in Germania era chiamato Walsh rôr, in Francia chelemie e in Italia cialamello o ciaramella. Verso la meta del 600 iniziò la trasformazione del cialamello nel vero e proprio oboe: fu eliminata lincapsulatura dellancia, permettendo così allesecutore un maggior controllo sul suono e sullintonazione. I primi esemplari del nuovo strumento comparvero in Francia e furono denominati hautbois (haut bois, alto legno, cioè strumento di legno dal suono alto e brillante), da cui deriva, attraverso la denominazione arcaica di oboé, il nome italiano oboe. Questo oboe barocco aveva unestensione di due ottave, dal Do3 al Do5, era munito di due sole chiavi ma era già in grado di eseguire tutta la scala cromatica. Loboe assunse una struttura tecnica simile a quella attuale intorno al 1870, quando F. Lorée riuscì a adattare alloboe le rivoluzionarie innovazioni tecniche che Th. Böhm aveva ideato per il flauto. Lorée aumentò il numero delle chiavi, compì studi approfonditi riguardo alla dimensione e alla distanza tra i fori e produsse uno strumento che nelle sue linee essenziali non è più stato modificato fino ai giorni nostri. Le innovazioni progettate da Lorée permisero di ampliare lestensione dello strumento fino allattuale (da Sib2 a Sol5), resero possibile lesecuzione di passaggi sempre più complessi e, insieme al contemporaneo utilizzo di tipi di legno sempre più pregiati, contribuirono ad un progressivo miglioramento del suono e dellintonazione. Loboe modernoLoboe moderno è costruito normalmente in legno debano e si compone essenzialmente di quattro parti: lancia, di cui parleremo più diffusamente in seguito, il pezzo superiore, il pezzo inferiore e la campana. Loboe presenta una cameratura interna caratterizzata da una forte conicità, passando in modo graduale da un diametro di circa 3 mm allimboccatura ai circa 37 mm della campana. La conicità della cameratura è, insieme alla forma dellimboccatura, la componente della struttura costruttiva dello strumento che più determina la qualità timbrica del suono e che differenzia in modo decisivo il suono delloboe da quello del clarinetto, strumento apparentemente simile ma dotato di cameratura cilindrica. I fori che si trovano sul corpo dello strumento consentono allesecutore di ottenere, aprendoli e chiudendoli in diverse combinazioni, tutte le note di cui lo strumento dispone. Lapertura di un foro sul corpo dello strumento, infatti, comporta una diminuzione della lunghezza della colonna daria, producendo un suono di intonazione più alta. Per agevolare questa operazione loboe moderno possiede dei meccanismi di apertura e chiusura dei fori, chiamati chiavi, che consentono, da un lato, di agire con lo stesso dito su più fori contemporaneamente e dallaltro di raggiungere, senza un eccessivo spostamento delle mani, i fori situati ad una maggiore distanza dalle dita. LanciaCostruzione e lavorazione dellanciaGli strumenti a fiato si possono suddividere, per quanto riguarda limboccatura, in tre diversi gruppi: gli strumenti a bocchino (tromba, trombone, corno), nei quali lemissione del suono è il risultato della vibrazione delle labbra dellesecutore; gli strumenti a imboccatura naturale (flauto traverso, flauto dolce), nei quali il suono è prodotto dalle vibrazioni provocate del frangersi dellaria contro uno spigolo; gli strumenti ad ancia, che producono il suono utilizzando la vibrazione di sottili lamelle di canna. Gli strumenti ad ancia, a loro volta, si differenziano in strumenti ad ancia semplice, che utilizzano una sola lamella di canna fissata su di un bocchino (clarinetti, saxofoni) e strumenti ad ancia doppia (oboe, corno inglese, fagotto). Nelloboe il suono è prodotto dalla vibrazione di due lamelle che, con particolari accorgimenti, vengono tenute accostate luna allaltra in modo che rimanga tra loro una fessura per consentire il passaggio del fiato ed assottigliate quanto basta perché possano vibrare nella maniera adeguata. La costruzione e la lavorazione dellancia sono a tuttoggi affidate alla cura ed allesperienza delloboista, che ne adatta le caratteristiche alle proprie esigenze fisiologiche ed alla propria sensibilità, modificandone i parametri costruttivi fino a quando la sonorità risultante non soddisfi pienamente i suoi gusti musicali. Le fasi della lavorazione dellancia si possono riassumere in:
E a questo punto che inizia la fase più delicata ed impegnativa, che consiste nelleffettuare sullancia quei piccoli ma decisivi ritocchi che, alternati a continue verifiche della sonorità, trasformeranno a poco a poco le lamelle di canna in un duttile strumento capace di produrre le più varie sfumature dellespressione musicale. Dunque loboista è ancora oggi musicista e nello stesso tempo fine artigiano perché, oltre allabilità esecutiva ed alla sensibilità musicale, deve possedere una conoscenza il più possibile approfondita della tecnica necessaria per creare e per perfezionare lancia.La famiglia delloboeIl corno ingleseIl corno inglese è uno strumento di dimensioni maggiori rispetto a quelle delloboe e produce suoni di una quinta più bassi. Nato intorno alla metà del 1700, il corno inglese aveva in origine una forma ricurva ad ampio raggio per permettere allesecutore di agire con le dita della mano destra sui fori situati allestremità inferiore e che, date le dimensioni dello strumento, sarebbero stati irraggiungibili con una conformazione perfettamente diritta. . Questa forma era però costosa e difficile da ottenere: per la foratura si doveva tagliare il fusto a metà per il lungo, scavare la cameratura nei due pezzi indi riunirli nuovamente. Si penso allora di semplificarne la fabbricazione dividendo lo strumento in due pezzi diritti, prossimale e distale, riuniti mediante unangolatura, analogamente al corno di bassetto. Solo verso la fine dell800 lo strumento assunse la forma attuale, molto simile a quella delloboe, costituita da un tubo diritto nel quale il problema della maneggevolezza è risolto adottando un prolungamento metallico dellimboccatura, di forma ricurva e chiamato "esse", sul quale si innesta lancia. Lo strumento moderno presenta la caratteristica forma sferica della campana, che contribuisce a renderne la sonorità più piena e meno penetrante. Incerta è letimologia del nome di questo strumento, che per quel che riguarda il sostantivo "corno" fa senzaltro riferimento alla forma arcuata che lo strumento aveva alle sue origini, mentre laggettivo "inglese" è probabilmente il risultato di una deformazione linguistica che ha trasformato loriginale termine francese "cor anglé" (corno angolato) in "Cor Anglais" (Corno inglese, appunto). Il suono dolcissimo e un Po
malinconico del corno inglese è stato ampiamente utilizzato dai compositori
dallinizio dell800 ad oggi per caratterizzare una grande quantità di
situazioni espressive, che vanno dalla rievocazione naturalistica e pastorale della
Sinfonia del Guglielmo Tell di G. Rossini e del Tristano e Isotta di R. Wagner alla più
lirica cantabilità del Signor Bruschino di G. Rossini e del Carnevale Romano di H.
Berlioz, dalla pacata solennità della Sinfonia "Dal nuovo mondo" di A. Dvorak
alla nostalgica malinconia dellOtello di G. Verdi. Loboe damoreLoboe damore, di dimensioni intermedie tra quelle delloboe e quelle del corno inglese, ha unestensione di un tono e mezzo più bassa di quella delloboe e presenta, così come il corno inglese, la campana di forma sferica. Il suono dolce e vellutato delloboe damore fu apprezzato soprattutto dai musicisti dellepoca barocca, che lo utilizzarono in numerosi brani sia solistici che orchestrali: notevolissimo a questo proposito luso che di questo strumento ha fatto J. S. Bach, che gli ha affidato un gran numero di passaggi solistici nelle sue composizioni. Loboe damore fu pressoché dimenticato per tutto l800 e solo nel nostro secolo alcuni compositori se ne sono nuovamente interessati, dedicandogli alcuni importanti assoli orchestrali (M. Ravel: Bolero, R. Strauss: Sinfonia Domestica). Altri strumenti della famiglia delloboeLa famiglia delloboe
comprende anche altri strumenti il cui utilizzo è molto raro e si può dire limitato alla
musica del nostro secolo. Tra questi possiamo citare lheckelphon, inventato
allinizio del 900 dai fratelli Heckel, che produce suoni di unottava
più bassi rispetto alloboe e che è stato utilizzato da R. Strauss in alcune sue
partiture (Salomé, Elektra), e la musetta, una sorta di oboe piccolo, che compare in
alcune composizioni di B. Maderna. Altri strumenti, come loboe baritono, loboe
basso o loboe contrabbasso, furono solo effimere invenzioni di qualche volonteroso
costruttore ma non hanno in pratica mai avuto alcun utilizzo da parte dei compositori.
Letteratura e caratteristiche espressive
Loboe in orchestraCenni storiciLuso delloboe come parte integrante dellorchestra risale alla fine del 600, quando era utilizzato, al pari degli altri strumenti a fiato, soprattutto per rinforzare la sonorità degli archi nei passaggi in "forte". Solo nella prima metà del 700 alloboe cominciarono ad essere affidate parti autonome, ed in molti casi quasi solistiche, di pari passo con il miglioramento delle tecniche costruttive ed esecutive in atto a quellepoca: J. S. Bach, più di tutti, comprese le possibilità espressive delloboe, utilizzandolo come strumento concertante in numerose composizioni. La seconda metà del 700 vide una temporanea diminuzione dellimportanza degli strumenti a fiato nellorchestra, ridotti di numero (spesso soltanto a due oboi e due corni) e utilizzati prevalentemente per lesecuzione di parti di ripieno e di puro sostegno armonico. Solo con i primi anni dell800 il ruolo degli strumenti a fiato assunse un maggior rilievo nelle scelte strumentali dei compositori, che ne incrementarono sia il numero nellorganico orchestrale (fino a raggiungere nelle sinfonie di G. Mahler organici con più di 40 strumentisti a fiato), sia la loro funzione espressiva, assegnando loro parti di sempre maggiore complessità tecnica e di sempre più marcato interesse musicale. Lorganico orchestrale prevede normalmente la presenza di due o tre oboi e di un corno inglese, utilizzati sia per lesecuzione di importanti e ben caratterizzati assoli, sia in svariate combinazioni timbriche con gli altri fiati, ponendosi come strumenti insostituibili nella moderna orchestra sinfonica. Utilizzo espressivo delloboeSe si consulta unenciclopedia musicale o un qualsiasi testo scolastico, si noterà la diffusa tendenza a caratterizzare loboe come uno strumento adatto prevalentemente a sottolineare o ad evocare atmosfere e ambientazioni pastorali. Questa limitazione, che appare come unevidente sottovalutazione delle possibilità espressive delloboe, è presente nella maggior parte della trattatistica su questo strumento, ma per fortuna è stata pressoché ignorata nella pratica da tutti i compositori nelle loro scelte strumentali. In realtà, nella storia della musica, lutilizzo delloboe per levocazione di sonorità agresti è limitato a pochi, sia pur caratteristici, esempi (L. v. Beethoven, Sinfonia Pastorale; H. Berlioz, Sinfonia Fantastica; M. Ravel, Dafne e Cloe). La gamma di situazioni
espressive ed emotive che i compositori hanno affidato al suono delloboe è invece
quanto mai varia e diversificata: dallespressività nobile e quasi religiosa del
Concerto per Violino di J. Brahms alla luminosa briosità della Scala di seta e
dellItaliana in Algeri di G. Rossini, dalla cantabilità romantica ed appassionata
del Lago dei Cigni di P. I. Ciaikowskij alla lamentosa solennità della Marcia funebre
della Sinfonia eroica di L. v. Beethoven; ed ancora possiamo citare lesotismo
vagamente arabeggiante dellAida di G. Verdi o la tenera semplicità
dellAndante della Quarta Sinfonia di P. I. Ciaikowskij, la rievocazione di sonorità
barocche delle Tombeau de Couperin di M. Ravel e del Pulcinella di I. Stravinskij o le
sonorità evanescenti ed impressioniste della Mer di C. Debussy. Loboe solistaIl periodo BaroccoIl periodo storico che va dalla fine del 600 alla metà del secolo successivo, è stato forse quello che ha visto loboe al massimo del suo splendore. In questo periodo, infatti, loboe era probabilmente il più utilizzato tra gli strumenti a fiato, contendendo al violino il ruolo di strumento solista per eccellenza. Tutti i compositori più importanti dellepoca, da Vivaldi a Händel, da Albinoni a Telemann dedicarono alloboe una grandissima quantità di composizioni: concerti per uno o due oboi e orchestra, sonate per oboe e basso continuo, sonate in trio e musica da camera nelle più diverse formazioni strumentali. Tale e tanta fu la fortuna dello strumento nellepoca barocca, che nei secoli successivi il suono delloboe è rimasto in un certo modo associato ad una dimensione storica un po "antica", tanto che ancora oggi quando, in una colonna sonora o nella musica leggera, si vuole richiamare alla mente dellascoltatore quella particolare stagione storica, si ricorre in maniera sistematica al suono di questo strumento. Il periodo classico e romanticoNel periodo successivo, da metà 700 alla fine dell800, loboe conosce un lento e progressivo declino come strumento solista ed il suo ambito di utilizzo prevalente diviene sempre più lorchestra. Dopo i concerti di F. J. Haydn e di W. A. Mozart, scritti intorno alla fine del 700, praticamente nessun compositore importante del secolo successivo scrisse concerti o sonate per oboe, e si deve aspettare linizio del 900 per veder rinascere una consistente letteratura per il nostro strumento. In ragione di quanto affermato sopra, probabilmente loboe si caratterizzava in modo troppo esplicito come strumento "barocco" e questo, nellestetica dell800 romantico, era in contrasto con quellideale di "musica nuova" che caratterizzava le scelte strumentali dei compositori: alloboe venne sempre di più preferito come strumento solista il clarinetto, strumento allepoca di recentissima invenzione e quindi per ciò stesso immune da qualsiasi connotazione "arcaica". Tra le poche composizioni per oboe solista di questepoca possiamo citare le Tre Romanze per oboe e pianoforte di R. Schumann e il Capriccio di A. Ponchielli. Il NovecentoAllinizio del 900, nellambito di quella tendenza antiromantica che ha caratterizzato questo periodo della cultura musicale europea, proprio gli strumenti a fiato, che in epoca romantica avevano conosciuto una certa sottovalutazione, appaiono ora come gli strumenti "nuovi" per eccellenza, il cui timbro strumentale si presenta meno associato agli ideali estetici del Romanticismo ottocentesco. Questi strumenti vengono così sempre più rivalutati nelle proprie potenzialità solistiche, ed è in questo contesto che anche musicisti di grande rilievo storico come C. Saint-Säens, P. Hindemith, F. Poulenc, B. Britten, D. Milhaud e R. Strauss dedicarono alloboe importanti composizioni. Il maggior utilizzo delloboe come strumento solista ha portato con sé come diretta conseguenza un enorme ampliamento delle sue possibilità tecniche, consentendo ai compositori di affidargli passaggi musicali che erano prima considerati di impossibile esecuzione. La musica contemporaneaNegli ultimi decenni si è assistito a
un massiccio utilizzo, da parte dei compositori davanguardia, di nuove tecniche
strumentali, che hanno forzato la natura timbrica delloboe sospingendolo in ambiti
esecutivi prima sconosciuti. Le tecniche strumentali che più hanno incontrato i favori
dei compositori si possono riassumere in:
Tra i più importanti brani che fanno uso di queste tecniche possiamo citare il Capriccio per oboe e archi di K. Penderecki e la Sequenza VII per oboe solo di L. Berio.
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